Italia premiata dall’Onu per l’inclusione dei ragazzi disabili a scuola: è tutto oro quello che luccica?

L’Italia ha recentemente ricevuto un riconoscimento dall’Onu, perché la stragrande maggioranza dei 234 mila alunni disabili non frequenta le scuole “speciali”. (http://www.lastampa.it/2016/02/09/cultura/scuola/italia-premiata-dallonu-per-l-inclusione-dei-ragazzi-disabili-a-scuola-u3DVfrJPfVTK2Ew6c9F6jN/pagina.html )

Ma il fatto di essere inclusi nelle scuole cosiddette “normali” significa automaticamente “inclusione”? Le scuole normali sono sempre preparate a gestire la disabilità? Sembrerebbe proprio di no, a giudicare da ciò che leggiamo quasi quotidianamente sui giornali: dalle esternazioni intolleranti da parte di politici locali (La Stampa: “Assessore-choc: Fuori i disabili dalle classi” http://www.lastampa.it/2010/09/24/cultura/scuola/assessore-choc-fuori-i-disabili-dalle-classi-fvC9gXXm7qPILNcuMwHzPN/pagina.html) agli episodi di bullismo che spesso hanno come vittima proprio i bambini con disabilità (La nuova Venezia: “Bullismo contro la bambina sorda, le rubano le pile auditive” http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2016/01/21/news/rubano-le-pile-auditive-alla-bimba-sorda-1.12815054).

A quasi quarant’anni dalla sua approvazione, la legge n. 517 del 1977 (http://www.integrazionescolastica.it/article/645) ha sicuramente avuto il merito di svuotare i vecchi istituti speciali, spesso ghettizzanti, ma sicuramente non ha risolto il problema delle disabilità. Specie di quella disabilità sensoriale, del tutto peculiare perché invisibile, che è la sordità infantile. Purtroppo raramente gli insegnanti curricolari e quelli di sostegno hanno una preparazione specifica sulla sordità e sui modi migliori di affrontarla a scuola. Le capacità di comprensione e di apprendimento dei bambini sordi, del tutto pari a quelle dei loro coetanei adulti, vengono spesso sottovalutate, per non parlare delle difficoltà di integrazione all’interno del gruppo-classe.

Per fortuna, tra il ghetto delle scuole speciali e l’impreparazione delle scuole normali esiste una terza via, quella delle scuole specializzate o bilingui come l’Istituto Comprensivo di Cossato (http://www.iccossato.gov.it/), che è stato recentemente apprezzato anche dal Ministro Giannini (http://www.newsbiella.it/2016/01/30/leggi-notizia/argomenti/politica-5/articolo/ministro-giannini-a-cossato-lis-diventera-centro-di-formazione-fotogallery.html) o gli Istituti Statali di Istruzione Specializzata per Sordi “Magarotto” presenti a Roma, Padova e Torino (http://www.isiss-magarotto.it/).

Si tratta di sperimentazioni ultradecennali che prevedono la presenza in ogni classe di più alunni sordi e l’insegnamento della Lis come seconda lingua a tutti gli alunni, sordi e udenti. Nell’Istituto “Magarotto” di via Nomentana a Roma, in particolare, che comprende le classi dalla materna alle scuole medie, gli insegnanti curricolari sono bilingui e specializzati nella sordità, ed è prevista inoltre la figura dell’assistente alla comunicazione e dell’educatore sordo, come modello adulto di riferimento per tutti i bimbi sordi, specie quelli nati da famiglie udenti. Questo modello didattico e organizzativo facilita l’integrazione del bambino sordo, perché lo fa sentire parte di una comunità di sordi e udenti, e gli consente di seguire il percorso scolastico al pari degli altri coetanei.

Un’altra proposta che potrebbe rappresentare una soluzione concreta è quella di creare le scuole POLO, una per ogni quartiere nelle città grandi o una scuola di riferimento per le città piccole, nelle quali tutto il personale docente e non è specializzato nella didattica con i bambini sordi. Investendo energie e risorse nella formazione del personale e nell’adattamento della struttura scolastica, si avrebbe a disposizione personale qualificato che sappia effettivamente come affrontare e risolvere i problemi. Inoltre, il bambino sordo non si troverebbe completamente isolato e avrebbe compagni con cui rapportarsi.

Una sperimentazione molto simile, portata avanti dagli anni ’70 dall’A.Fa.M.U.T. (Associazione Famiglie Minorati dell’ Udito Trentine), è stata realizzata con molto successo in Trentino con la creazioni delle scuole Polo Comprensoriali o di Valle. I sordi venivano inseriti in queste scuole dove erano disponibili insegnanti di sostegno specializzati, logopedisti e insegnanti curricolari preparati e aggiornati sui problemi della sordità. Questa esperienza con il passare del tempo si è quasi completamente esaurita perché sono venuti a mancare alcuni presupposti che ne erano il fondamento. (Vedere Quaderni dell’A.Fa.M.U.T.)

Anche la dott.ssa Ersilia Bosco, nel suo libro “Comprendere la sordità”, auspica la creazione di queste scuole POLO, in modo da assicurare una piena inclusione in un contesto altamente professionale con personale specializzato e preparato.

Comments are closed.