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La LIS “include” solo quando porta i voti

fonte: Sinistra Ecologica Libertà

La commissione cultura della camera ha espresso, qualche settimana fa, parere contrario alla proposta di legge sul riconoscimento della lingua dei segni italiana. Il ché, considerando quanto il testo fosse uscito compromesso dalla discussione in Senato, nonostante il benaugurante titolo («Disposizione per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde»), non sarebbe neanche una cattiva notizia. D’altronde alle volte è meglio aspettare ancora, piuttosto che chiudere una lotta decennale con una legge insufficiente, tutta sbilanciata sul lato “medico”, a discapito di importanti implicazioni sociali e culturali. Ad esser drammatica però – e quindi degna di nota, pur tardiva – è l’argomentazione portata dalla commissione a supporto del parere. Si legge infatti nel verbale che «il riconoscimento della lingua dei segni (…) potrebbe portare più che ad includere i non udenti nella società piuttosto ad escluderli, precludendo loro di esprimersi attraverso la lingua circolante». E scopriamo così che, a differenza di ogni altro bilinguismo, lo studio della LIS sarebbe ostacolo ad una maggiore socializzazione, alla «piena partecipazione», piuttosto che fattore facilitante.

E scoperto ciò non resta allora che attendere che la stessa commissione, senza perdere altro tempo, si attivi perché non sia proprio lo Stato a rendersi complice di questa temuta esclusione. Ad esempio la commissione non mancherà certo di chiedere alla tivvu pubblica di sospendere la messa in onda degli spot elettorali, quelli che ti spiegano come si vota, con la traduzione simultanea in LIS, quelli che noi poveri stolti consideravamo una pratica di civiltà, di democrazia, quindi di inclusione, e che invece, alla luce del ragionamento della commissione, sono un vero e proprio attentato alla «piena partecipazione», sono una vergogna. E se dovessimo vederli ancora, dopo che c’hanno spiegato questa cosa della LIS che esclude piuttosto che includere, non ci resterebbe altro da fare che pensar male, tipo che per questi parlamentari la LIS esclude quando si tratta di riconoscerle le tutele riservate alle lingue e invece include quando serve a procacciare voti. E sarebbe un peccato. Sarebbe una falla del ragionamento. Oppure molto più semplicemente sarebbe la dimostrazione che di ragionamento, nel parere della commissione cultura della camera, non c’è proprio traccia.

Luca Sappino


Resto del mondo

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Fonte: http://www.leggo.it/articolo.php?id=158005

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