I sordomuti non esistono più. Da 10 anni.

Con la legge n. 95, “Nuova disciplina in favore dei minorati auditivi”, approvata il 20/02/2006, il termine “sordomuto” è sostituito con l’espressione “sordo” (art. 1, http://www.camera.it/parlam/leggi/06095l.htm).Eppure, a 10 anni di distanza, ancora oggi giornalisti e titolisti continuano ad utilizzare quel termine ormai obsoleto e politically uncorrect per definire la sordità congenita. Non si tratta solo di un dettaglio lessicale o terminologico: il termine “sordomuto” è offensivo per le persone sorde e le loro famiglie, in quanto tutti i sordi conoscono e possono utilizzare l’italiano parlato e scritto (http://intendi.me/it/sordoosordomuto) .

Allo stesso modo è inesatto parlare di linguaggio a proposito della Lingua dei Segni Italiana (LIS). Per linguaggio si intende la facoltà, tipicamente umana, di imparare una lingua se vi si è esposti fin dalla nascita (https://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinand_de_Saussure). La lingua invece è un sistema di comunicazione complesso composto da vari sottosistemi e proprio di una comunità umana (http://www.west-info.eu/it/lis-lingua-dei-segni/).

Si parla di linguaggio quando ci si riferisce ad un codice di comunicazione semplice, che non ha né una struttura complessa né una grammatica, come il linguaggio animale o i linguaggi di programmazione dei computer. La LIS, invece, ha una propria struttura, una grammatica, una sintassi, regole morfologiche e lessicali al pari di qualsiasi altra lingua parlata (http://intendi.me/itnonchiamatelolinguaggiodeigesti).

  

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